| | Chiusura circoli ARCI

I nostri 71 circoli Arci del territorio sono chiusi, insieme agli altri circa 4000 in tutta Italia, conseguentemente all’uscita della famigerata Circolare del Ministero dell’Interno. Un colpo durissimo per l'Arci, per i nostri 10.000 soci sul territorio e per quel milione in tutta Italia che aspetta di capire se i Circoli saranno in grado di riaprire o se l’ennesima chiusura totale li abbatterà definitivamente.
Siamo consapevoli che la salute e la sicurezza delle persone venga prima di qualunque altra cosa e lo abbiamo dimostrato sin dall’inizio della pandemia, quando, ai primi di marzo, abbiamo chiuso volontariamente le nostre strutture, sebbene ancora nessun decreto o Ordinanza regionale ce lo avesse imposto. Abbiamo sempre agito in modo responsabile anche alla riapertura, garantendo distanziamenti, obbligo della mascherina, invitando ad usare il gel a disposizione veramente ovunque affinché si potesse conciliare aggregazione e sicurezza. DPCM dopo DPCM sono state tagliate anche le attività sociali, ricreative e culturali. Era rimasta solo la somministrazione aperta (bar e pizzerie dei circoli), con gli introiti dei quali cercare di tirare avanti in questa emergenza, ma purtroppo per noi, e solo per noi circoli ricreativi (Arci, Mcl, ecc), si sono chiuse anche queste possibilità, oltre che le porte. Questo allora, questo delle foto di donne e uomini davanti ai circoli serrati, è stato il nostro modo di protestare pacificamente contro la chiusura totale, in ogni borgo microscopico o in ogni grande città, dovunque si trovi un Circolo, sotto la guida di Arci Nazionale si è svolta la protesta con lo slogan 'Curiamo la socialità' e l'hashtag #noinoncistiamo: tante iniziative diverse, flash mob, presidi, cartelloni ma accomunate tutte da un atteggiamento pacifico e propositivo. I 19 Circoli del nostro territorio che hanno aderito hanno chiesto, non solo la riapertura per continuare a svolgere le nostre attività nel pieno rispetto delle regole anti contagio, e in particolare tutte quelle attività che invece lo stesso DPCM consente di svolgere a chi le promuove per fini commerciali, ma hanno anche sollecitato il mondo politico ad occuparsi del nostro inquadramento. Per la nostra natura non abbiamo un inquadramento definito: da qui l’impossibilità di accedere a 'ristori' statali che sono invece rivolti a categorie ben riconosciute. E’ quindi in conseguenza anche di questa anomalia, che si chiede che venga riconosciuto il nostro ruolo e che vengano previsti ristori o fondi speciali che ci consentano di continuare a promuovere servizi essenziali alle nostre comunità. In questi mesi nel territorio nazionale sono state molte le realtà associative che non hanno retto all’emergenza. I nostri Circoli invece hanno riaperto con tenacia e stringendo i denti, sebbene nel lockdown primaverile non abbiano potuto accedere a nessun rimborso, così come invece è accaduto a tante categorie. Eppure anche in quel momento non hanno abdicato al loro ruolo di punto di riferimento per la comunità e per i cittadini più bisognosi, aiutando tutti con la distribuzione di cibo e medicinali e con il progetto di solidarietà alimentare “Il pane e le rose” Adesso però questa ulteriore e ingiusta chiusura, non ne permetterà la sopravvivenza, senza aiuti. Ci rivolgiamo quindi ai cittadini, a coloro che apprezzano e stimano l’Arci, che vogliono bene ai Circoli . L’invito a tutti è quello di sostenere i Circoli e di farlo nel modo più concreto possibile: facendo la tessera, che è l’unico atto che comporta vera adesione.
Autore/Fonte: Pratonotizie
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