| | Il declino del Tessile

Che faccia o meno piacere, Prato è stata più brava a raccontare il proprio declino che il periodo in cui le cose funzionavano. Certe dinamiche esistevano già quando l'economia girava a mille. La crisi le ha accentuate, per certi versi sviluppate. Tutto qua». Parola di Edoardo Nesi, premio Strega per Storia della mia gente, romanzo autobiografico sul declino della sua impresa nella Prato invasa dai cinesi, una legislatura da deputato del gruppo misto dietro le spalle cui non ha fatto seguito la ricandidatura. Quando parla della sua terra ci mette dentro la stessa passione che gli è valsa un bestseller.
Anche se si tratta di parlare di primati poco noti e poco onorevoli: la provincia che in Italia è sinonimo di industria tessile figura al terzultimo posto per numero di laureati in rapporto alla popolazione: dalle elaborazioni condotte dal Sole 24 Ore sui dati Istat, risulta che se ne contano solo 57 ogni mille abitanti, poco meglio di Olbia-Tempio Pausania (45) e Bolzano (27). Il numero medio di anni di studio che si registra per la popolazione con almeno 25 anni d'età è di dieci anni, periodo minimo previsto dalla legislazione vigente, performance che vale la 94esima posizione in un'ideale classifica delle 110 province dello Stivale.
Per non parlare del fenomeno della dispersione scolastica: secondo l'ultimo report dell'Osservatorio provinciale sulla scuola, il tasso di abbandono prima del conseguimento del diploma è del 16,2%, ben al di sopra della media italiana (14,7%) e della ancora migliore media toscana (13,4%). Il tutto nonostante il Pil procapite (26mila euro) sia da 36esima posizione in Italia, non esattamente roba da serie B.
I numeri in questione fanno di Prato una piazza centrale di un dibattito elettorale che ha avuto proprio nell'istruzione uno dei temi più controversi, dalla proposta di tagliare le tasse universitarie in giù. Ma perché da queste parti siamo alle ultime posizioni dell'Italia scolarizzata? 'La tentazione più grande', risponde Nesi, 'sarebbe quella di dare tutta la colpa ai cinesi. Qui succede spesso e volentieri, a volte pure a sproposito. In realtà il fenomeno esisteva già molto tempo prima che i cinesi arrivassero'. E per ragioni molto diverse dall'immigrazione: 'Negli anni d'oro del tessile, trovavi lavoro senza neanche finire gli studi. Conosco casi di persone che si licenziavano, uscivano dalla fabbrica, entravano nel capannone accanto e subito firmavano un nuovo contratto a migliori condizioni'.
Autore/Fonte: Pratonotizie
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